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I  Manoscritti non bruciano

14/12/13

 

Federico Fistarol, il Maestro e Margherita. 

Questa esposizione nasce a partire dall’opera di Bulgakov “il Maestro e Margherita”, pubblicata tra il 1966 e il 1967. 

Fistarol traduce e illustra la narrazione dello scrittore russo, ispirato dal complesso gioco di fantasia 

che trascina l’allegoria del libro. 

Il testo di Bulgakov esplora la doppia natura dell’uomo, il Male e il Bene, come forze non antagoniste 

ma necessarie l’una all’altra, nella continua oscillazione tra illusione e verità, innocenza e colpa, tradimento e fiducia. 

Fistarol si inserisce dunque in questa dicotomia, e lo fa a vari livelli. 

Inizialmente, fa sue le pagine del libro, fa sue le parole, e vi lascia una traccia, e il segno si fa disegno. 

Si esprime direttamente sulla pagina, senza la corruzione di un filtro se non quello della sua stessa emozione. 

La pagina come tabula di libertà.

Poi illustra, trasponendo su tavola, condotto dall’idea di Verità, 

quella che accetta l’immoralità e il male, non come una tentazione ma come un ponte che dev’essere attraversato,

inesorabilmente, per liberarsi.  Sotto ogni opera  sono trascritti i passi del libro 

che hanno ispirato l’artista, parole e momenti soffiati e poi  ostinatamente fermati su tavola.

La figura del Diavolo, indiscutibilmente protagonista del testo di Bulgakov, perturba Fistarol, 

per quella sua essenza cosi conosciuta all’essere umano, che ne ha in sé i semi. 

Satana che semplicemente ha il ruolo di svelare quello che già c’è, e di renderlo esibito. 

Satana che palesa l’inganno, quel male doveroso, affinché si possa virare al bene. 

E anche l’artista, si lascia mettere a nudo, si lascia scoprire e toccare dall’immoralità, rappresentando Satana Crocifisso.

 “E così chi sei tu, infine?

Sono una parte di quella forza che eternamente vuole il male ed eternamente compie il bene”. 

La citazione tratta dal Faust di Goethe, riflette la dualità che ridonda in tutta questa rassegna: 

il Bene e il Male, la doppia stesura dell’artista, prima su pagina e poi su tavola, e i piani narrativi rappresentati.  

Il testo di Bulgakov è infatti un affresco che si svolge su due piani paralleli: la Gerusalemme 

ai tempi di Gesù Cristo e Mosca intorno al 1930. 

L’artista segue l’autore per poi giungere a costruire la sua terza dimensione: quella di oggi, 

dove mescola ruoli e significati, dove i destini non sono quello che sembrano, 

dove il male ha la maschera del bene, la censura ha la maschera del buono. 

Uno scorcio attuale dove nessuno “è libero dal male”, e lo scarto tra buoni e cattivi si annulla.  

In questa visione fluida e con-fusa, qualcosa resta:

I manoscritti non bruciano, 

non brucia la libertà dello spirito in un mondo non libero che vive perché impone. 

I manoscritti non bruciano, ostinatamente resistono e pertanto esistono.

 

Giulia Rinaldi

 

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